Andare in palestra e in generale praticare l’esercizio fisico procura dei benefici innegabili per la salute. Tuttavia, se la palestra diventa un’ ossessione per lo sviluppo di muscoli robusti e di un corpo super scolpito, siamo nel campo dei disturbi psicologici: la vigoressia.
Che cos’ è la vigoressia?

La vigoressia, o bigoressia o anoressia inversa, è l’invalidante ossessione per la palestra. È la patologica apprensione per l’immagine perfetta del proprio corpo grosso e forte. Come allude l’etimologia latina del termine, vigor (forza) e orexis (fame), il soggetto che soffre di vigoressia ha “fame di forza”. La sua vita ruota intorno allo scopo di sviluppare dei muscoli e alla perenne insoddisfazione nei confronti del fisico. Il paziente con vigoressia si vede troppo magro e gracile. Pertanto il sollevamento dei pesi diventa l’attività prioritaria.Alcuni specialisti considerano la vigoressia una forma di disturbo ossessivo compulsivo. Altri reputano la vigoressia un disturbo del comportamento alimentare.
Vigoressia
Perché si sviluppa la vigoressia
Come tanti disturbi della psiche, le cause della vigoressia sono multifattoriali. Fattori genetici, psicologici, sociali e culturali contribuiscono alla manifestazione dei sintomi della vigoressia. Una causa importante è il complesso di inferiorità o la bassa autostima . Coltivare la forza dei muscoli può essere un meccanismo inconscio per compensare le percezioni di inadeguatezza. Il paziente reagisce a quest’ultime tramite intense sessioni di allenamento, il controllo maniacale della propria alimentazione proteica e della propria immagine allo specchio. Il paziente arriva a rinunciare alla sua vita sociale, lavorativa o scolastica, pur di eseguire le compulsioni sportive. Oltre all’abuso di integratori per lo sport, spesso la vigoressia sfocia nel ricorso a sostanze anabolizzanti e dopanti. I modelli di bellezza propinati dai mass media sono associati al giovane dal corpo tonico, muscoloso e perfetto. Ciò alimenta la diffusione dell’insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto fisico.Quanto è diffusa la vigoressia in Italia
Secondo le stime più recenti circa 60.000 italiani soffrono di vigoressia. La vigoressia è più diffusa tra la popolazione maschile, in particolare nella fascia d’età compresa orientativamente tra i 20-35 anni. La vigoressia colpisce soprattutto i culturisti. Come afferma il nutrizionista Rolando Bolognino, la vigoressia emerge tra gli adolescenti, anche di 12-14 anni. Attualmente la bigoressia si osserva anche tra la popolazione femminile.Il mito della sala pesi e il doping
La sala pesi diventa il luogo più frequentato. Scientificamente non è possibile diventare all’improvviso “grossi”, praticando il sollevamento dei pesi. L’ipertrofia muscolare o l’aumento del volume dei muscoli richiede tempi abbastanza estesi, perché implica l’aumento di una serie di componenti biologiche del muscolo stesso. Effetti immediati e miracolosi non dipendono solo dall’ allenamento. Spesso sono il risultato del ricorso illegale a sostanze dopanti. Gli steroidi anabolizzanti hanno la funzione di ridurre la percezione della fatica, perché il soggetto affetto dalla vigoressia non vuole pause. È dipendente dagli estenuanti rituali di attività fisica . Questi steroidi però hanno vari effetti collaterali a lungo termine tra cui nausea, sbalzi dell’ umore, disfunzione erettile, acne.Cura per la vigoressia
Come per molte patologie, prendere consapevolezza del disturbo è il primo passo verso la cura della vigoressia. È fondamentale rivolgersi agli specialisti del campo psicologico e psichiatrico. Attraverso una serie di parametri il personale esperto può diagnosticare la presenza del disturbo, come definito dal manuale diagnostico dei disturbi mentali. La terapia cognitivo-comportamentale aiuta il paziente a creare nuove abitudini e resistere all’impellente bisogno di praticare i rituali della palestra. A ciò si aggiunge l’intervento farmacologico con gli SSRI, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Questi farmaci sono degli antidepressivi utilizzati anche nel trattamento delle ossessioni. Sono molecole generalmente sicure e con minore quantità di effetti collaterali rispetto ai farmaci di prima generazione.