Fra dolcezza e angoscia: un’analisi de “Il Robot Selvaggio” di Chris Sanders

Fra dolcezza e angoscia: un’analisi de “Il Robot Selvaggio” di Chris Sanders

“Il Robot Selvaggio” è senza ombra di dubbio il film d’animazione più chiacchierato degli ultimi mesi di questo 2024 che sta ormai volgendo al termine. Ispirato all’omonimo romanzo illustrato di Peter Brown, è stato girato da Chris Sanders, e vanta fra i doppiatori nomi del calibro di Lupita Nyong’o, Pedro Pascal e Mark Hamill.

Ma, ancor più dei doppiatori coinvolti, è la storia a brillare per la sua forza narrativa, complice una bellissima colonna sonora, e la sua attualità dirompente: ma in che senso? Noi de La Sorgente di Mercurio lo abbiamo visto, e vi condurremo in un’ampia esplorazione dei suoi temi più caldi!

La trama

“Il Robot Selvaggio”, all’apparenza, ha una delle più banali delle forme di trame commoventi: una nave che trasporta robot in un futuro non meglio specificato fa naufragio vicino ad un’isola disabitata, pervasa di natura incontaminata. Del carico di sei robot, una sola, di “sesso” femminile e di nome Roz, derivato dal suo modello, sopravvive. A quel punto scopriamo progressivamente le sue abilità, che la rendono una macchina notevolmente innovativa e avanzata tecnologicamente: è infatti in grado di arrampicarsi con arti prensili alle alture, imparare in un dato periodo di tempo diverse lingue e linguaggi e, soprattutto, come uso principale, poter aiutare gli utenti che ne usufruiscono mediante vari tools.

Ma gli animali (ritratti come parlanti) che popolano l’isola rimangono spaventati dall’energia e dall’esuberanza a tratti invasiva di Roz, che viene etichettata come “Il mostro” nonostante volesse solo aiutarli. La robot si ritrova a vagare per l’isola senza meta, e, vedendo che è inutile alla popolazione animale isolana, decide di mandare un segnale radio alla sua azienda produttrice, la Universal Dynamics, per farsi recuperare. Ma, dopo varie vicissitudini, a seguito delle quali si rompe il tool per inviare segnali radio, rendendo impossibile il ritorno di Roz, la robot incontra una volpe, Fink, che cerca di mangiarsi un uovo d’oca. Roz lo salva, uccidendo però accidentalmente la sua famiglia nel processo. L’uovo si schiuderà e Roz e Fink, che decide di collaborare con lei, chiameranno il pulcino Beccolustro.

Questo è sostanzialmente il riassunto dei primi 20 minuti del film; è cosa buona e giusta non spoilerare altro, basti sapere che la crescita di Beccolustro è il motore fondamentale della storia e di tutte le tematiche affrontate, che andremo ora ad analizzare!

I temi de “Il Robot Selvaggio”: dall’amore filiale e solidale alla tecnologia invadente e distruttrice

Il primo tema che esce immediatamente in superficie dalla visione del film è senza dubbio quello dell’amore, della solidarietà. Sono molto esplorati gli alti e bassi del rapporto fra Roz e Beccolustro, fino ad un finale che commuove e al tempo stesso fa notevolmente riflettere. Si cementa anche, col progredire del minutaggio, una forte solidarietà e fratellanza fra Roz e gli animali che popolano l’isola, che comprendono sempre di più che Roz vuole solo il meglio per loro e per l’isola, fino ad arrivare addirittura ad una condizione di pace dove non esistono prede e predatori.

Ma il tema a nostro parere ancor più degno di nota e forse un pochino più “sotterrato” è quello della tecnologia e in particolare di quella robotica, sempre più di tendenza visti gli ultimi sviluppi soprattutto nell’ambito dell’AI (artificial intelligence)

Innanzitutto va segnalato un fatto molto interessante: nel corso dell’intero film non appare un singolo umano. Abbiamo solo un’azienda che “allude” alla presenza dell’umanità, la Universal Dynamics, produttrice dei robot multiuso ROZZUM. Per il resto anche per le scene d’azione l’azienda invia robot a fare il “lavoro sporco”.

Sono presenti diverse scene, sia verso metà che a fine film, dove si vedono luoghi umani, iper-tecnologizzati, con robot sfruttati per produrre beni agricoli in primo luogo. Ciò fa molto riflettere, innanzitutto sul fatto che ormai i robot stanno sostituendo l’essere umano, causando la perdita di molti posti di lavoro e in generale la coltivazione di molti mestieri anche antichissimi.

Ma più in generale si può anche pensare all’avidità dell’uomo, che non si fa problemi a martoriare luoghi naturali suggestivi per scopi economici. O alla malvagità, perché no, dell’uomo, che non arretra di fronte a niente e nessuno per affermare la sua presunta superiorità.

In ogni caso, questo film ha una forte critica sociale sotto alla trama puramente “narrativa”, quanto mai attuale e da non ignorare.

Conclusioni

In summa, “Il Robot Selvaggio” è un film d’animazione che emoziona, che morde, ti rigurgita e ancora ti fa piangere, non sai nemmeno te se per la commozione o la disperazione di un mondo angosciante che rischia di rivelarsi sempre più realistico, forse prossimo all’avvenire. Sicuramente da inserire fra i migliori film d’animazione del 2024, forse il migliore, ovviamente a giudizio di chi scrive.

Il consiglio finale è, se non lo avete ancora visto, di non perdere altro tempo prezioso e di fiondarsi a guardarlo! Sono sicuro che mi ringrazierete! 😀

Al prossimo articolo, esploratori e sognatori!

-The Dream Maker